Anche per lo scorso anno il Lions Club Adda Milanese ha generosamente offerto gli studenti meritevoli la possibilità di trascorrere durante le vacanze un lungo periodo in un paese straniero. Ecco le loro testimonianze:
AUSTRALIA
[…]Subito appena arrivato, conobbi tutti i ragazzi, tutti da Paesi diversi: dal Brasile al Messico, dall’Olanda al Belgio alla Francia fino alle Germania passando per Finlandia, Cina e Taiwan. Quando le sere ci trovavamo tutti insieme con una chitarra a cantare, sembrava però che quelle distanze fossero azzerate, come se fossimo tutti provenienti da una stessa nazione. Pian piano conoscevo sempre meglio ognuno dei miei nuovi amici, ognuno con le loro storie, più o meno strane: chi studiava, chi già lavorava, chi viveva magari in paesi dove c’è ancora la guerra o chi in paesi dove la scuola dura più di 10 ore al giorno. Tutto era così strano, sembrava che pur non muovendosi stessi visitando l’intero mondo e più ciò accadeva più ero orgoglioso della mia Italia e di essere italiano […]
[…]quando ripenso all’Australia ho sempre un fantastico ricordo, che qui ho cercato di raccontarvi anche se fatico a descriverlo perché certe emozioni, o per lo meno quel brivido che viene ripensandoci è unico e ineffabile; ormai il mio viaggio è finito, ma i risvolti, quella parte di me che ha cambiato migliorando no, quella c’è ancora, proprio come le amicizie che ho stretto e i paesaggi che ho visto e le esperienze che ho vissuto e penso proprio che tutto ciò mi accompagnerà per sempre.
[…]Spero che questa relazione sia stata piacevole e ispirante per tutti i ragazzi che vogliano partecipare a questo progetto: viaggiare fa crescere, non perdete quest’opportunità! (Lorenzo Q., sede di Cassano)
Bielorussia
[…]L’ ostacolo più grande è stato probabilmente la lingua, in quanto ovunque mi girassi non riuscivo a comprendere nulla, dato che il bielorusso utilizza l’alfabeto cirillico ma, se all’inizio ero leggermente spaventata da ciò, dopo qualche giorno mi sono rassicurata grazie alla disponibilità della famiglia; ho conosciuto anche un cugino che parlava molto fluentemente l’inglese e che mi ha aiutata a comunicare, ma mi ha anche fornito informazioni riguardanti il suo Paese, cosa che ho apprezzato moltissimo.
[…]Una mattina ci siamo recati in una scuola materna, finanziata interamente dai Lions, frequentata da bambini con disturbi nel linguaggio: le insegnanti mi hanno mostrato il centro e ho avuto l’opportunità di giocare con i bimbi; è stato molto piacevole perchè, benchè non conoscessi una parola nella loro lingua e loro non sapessero l’inglese, siamo riusciti a comunicare, anche solo a gesti o con il tono della voce; mi hanno trasmesso davvero tanto e mi hanno fatto comprendere che la lingua “diversa” non è assolutamente un ostacolo se ci si impegna al massimo e si desidera davvero conoscere o aiutare qualcuno.
[…]Grazie ai Lions ho avuto l’opportunità di visitare uno Stato che ha molto da offrire ma in cui la povertà si riscontra ancora in parecchie zone e questa esperienza, oltre ad essere stata estremamente piacevole e profonda è stata anche educativa; inizialmente dover trascorrere un determinato periodo di tempo in uno Stato di cui non si conosce nulla può sembrare spaventoso ma, in realtà, è solamente una grande opportunità per riuscire ad aprire sempre di più la mente e rendersi conto di quanto il mondo in cui viviamo sia vasto e pieno di bellissimi posti da visitare e fantastiche persone da conoscere.
(Arianna M., sede di Melzo)
IL PERÚ CHE NON CI ASPETTAVAMO
Il 12 luglio mi sono svegliata dopo pochissime ore di sonno, causa preparazione valigia ed emozione, e mi sono avviata verso l’aeroporto di Milano Linate. Fino al giorno precedente avevo ospitato una ragazza portoghese, Maria, ed insieme avevamo passato una bellissima settimana alla scoperta di Milano e delle zone limitrofe. Ciò mi ha permesso di entrare nel mondo dei Lions fin da subito. Devo ammettere che la mia preparazione al viaggio è stata praticamente nulla; del Perù conoscevo solamente Lima e Machu Picchu e prima della partenza mi domandavo spesso come avrei riempito un lasso di tempo così largo come cinque settimane considerando che i posti da visitare, o almeno quelli che io conoscevo, erano così pochi. […]Queste cinque settimane sono state un’esperienza davvero fantastica. Ho potuto conoscere una cultura diversa dalla mia, osservare da vicino il contrasto fra povertà e ricchezza che convivono a pochi metri di distanza, assaggiare nuovi piatti squisiti e molto particolari (tra cui spicca il ‘cuy’, ovvero il porcellino d’india che sì, lì si mangia), scoprire nuovi animali, visitare posti mozzafiato e conoscere persone meravigliose con cui spero di mantenere i contatti. Sicuramente il Perù mi ha dato moltissimo, ma ci sono ancora tanti posti che mi piacerebbe visitare, per questo spero di avere in futuro la possibilità di tornarci.
(Valentina E., sede di Melzo)
Il mio scambio culturale con i Lions è stato in Perù, meta completamente inaspettata ma che ha saputo andare ben oltre le aspettative. Infatti, diversamente da come si può credere, il Perù non è solo vestiti colorati, lama, Machu Picchu e Nazca, ma comprende una varietà ben più ampia di attrazioni, siti, cultura e natura. […]La prima settimana l’abbiamo trascorsa a Lima, in una casa incredibilmente ricca con tanto di piscina, anche se non l’abbiamo sfruttata essendo inverno. La famiglia Vasquez, nostra anfitriona, è stata incredibilmente disponibile a farci visitare il più possibile, in una metropoli incredibilmente estesa. Lima è una città caotica e molto affollata, ma con le sue zone interessanti e tranquille. In una settimana comunque si riesce a girare completamente, non essendo certo una città d’arte. […]In media il tenore di vita è molto più basso, ma per noi Europei è solo un vantaggio perchè con meno di 10 euro ci si può saziare fino a non avere più la forza di camminare (oltre a bruciarsi le papille gustative se non si scelgono i piatti senza ajì, il peperoncino locale).
[…]a Lambayeque, cittadina vicino a Chiclayo, […]la signora Teresa ci ha ospitato trattandoci con la dolcezza di una nonna coi nipotini, non facendoci mancare nulla. Noi abbiamo ricambiato allagando la nostra stanza, non sapendo che la carta igienica si butta a parte a causa delle tubature strette. Teresa ci ha messo in contatto con i Leo del luogo, con i quali abbiamo visitato musei e fiere varie, oltre ad uscire a ballare alla sera nelle discoteche del luogo, che a differenza di quelle europee hanno prevalentemente musica latino americana (salsa, reggaeton, bachata), bellissima da ballare! E lo dice uno che odia andare in discoteca.
I ragazzi si sono affezionati molto a noi, tanto che al momento di salutarci ci hanno voluto regalare un fascicolo antico di gran valore donato da una delegazione italiana al Perù in occasione del centenario dell’unificazione, in segno dell’amicizia forte creatasi e che continua ancora tramite WhatsApp. […]I peruviani sono care persone, molto gentili e disponibili oltre che affettuose, ma peccano un po’ di senso pratico e puntualità. Scherzando ci diceva Willy che le 9 peruviane iniziano alle 10 30, ma non si va tanto lontani dalla realtà. […]In futuro mi piacerebbe tanto tornare, non avendo avuto modo di visitare la selva, Mancora, Arequipa, il lago Titikaka e Nazca, località raccomandate da tutti quelli che ce ne hanno parlato. Ringraziando i Lions per la magnifica esperienza, invito chiunque ne avesse l’occasione a non rinunciarci!! Munendosi di una buona dose di versatilità e pazienza, che possono sempre servire 😉
(Emanuele V., sede di Melzo)
SALONICCO
La mia esperienza Lions ha avuto inizio il 3 agosto, la data della mia partenza per la Grecia. Premetto che ad inizio luglio avrei dovuto ospitare una ragazza dal Colorado ma per una serie di problemi non è riuscita a venire. Quindi il 3 agosto ho preso un volo dall’aereoporto di Bergamo e sono arrivato a Thessaloniki, la seconda città più grande della Grecia, dopo Atene ovviamente. Al mio arrivo c’erano la nonna e il figlio maggiore della prima famiglia che mi avrebbe ospitato, Fula e George, che sono stati sin dall’inizio gentilissimi e simpaticissimi. Salimmo in macchina e dopo un’oretta di guida su una strada meravigliosa fiancheggiata su un lato dal mare e sull’altro da aride montagne ricoperte di ulivi e cosparse di greggi, arrivammo in un piccolo paese, Asprovalta, dove la famiglia ha una casa delle vacanze da più di due generazioni.
Qui ho conosciuto il nonno, a me noto solo come Papù, la sorella maggiore e il fratello minore, Zografia e Dimitri, una cugina, Vicky, e il padre, che avrei visto solamente altri due giorni perchè molto impegnato, come la madre, con la quale ho solamente parlato una sera, al lavoro, essendo entrambi ufficiali dell’esercito. Dopo le presentazioni abbiamo tutti pranzato, ormai erano le 16:30 ma successivamente ho scoperto che è normale […]In conclusione vorrei ringraziare calorosamente l’associazione e la mia scuola per avermi offerto la possibilità di un’esperienza come questa, davvero indimenticabile, in un luogo meraviglioso circondato da persone stupende e cibo delizioso. Ho legato molto con diverse persone con la quale sono sicuro di rimanere in contatto in futuro e che un giorno mi piacerebbe rivedere e ho imparato innumerevoli cosa di un Paese e una cultura diversi dai miei.
(Jack C., sede di Cassano)
MESSICO
Ci sono tantissime cose da raccontare della mia esperienza in Messico, ma, dato che non basterebbero 10 pagine per riassumerla e non vorrei annoiare chi sta leggendo questo report, scriverò poche cose con la speranza di invogliarvi a scoprire questa terra indimenticabile che occuperà per sempre un posto speciale nel mio cuore.
Dunque, innanzitutto dovete sapere che tra le mie tre preferenze nel modulo di iscrizione, il Messico non c’era neanche per idea. Il mio sogno era quello di andare in Nuova Zelanda e quando mi hanno comunicato la destinazione ho letteralmente pianto per la delusione. Ora mi viene da piangere al pensiero di non poter tornare un’altra volta in quel luogo incantato. Non cambierei questa meravigliosa esperienza per nulla al mondo.
[…]Tutto è iniziato il 5 Luglio a Zacatecas. Dopo quasi 24 ore passate tra aerei e aeroporti, dopo aver conosciuto mille persone a caso pur di non starmene da sola, dopo aver fatto un pieno di caffè da Starbucks, finalmente ero arrivata. Ecco che la mia avventura stava per cominciare. Eravamo io, la mia valigia, il mio zainetto da “Dora l’esploratrice” e una voglia matta di conoscere la mia prima famiglia.
Ad accogliermi all’aeroporto, non una felice famigliola sventolante un cartellone con il mio nome in colori fluorescenti, bensì un ometto baffuto in una divisa aziendale. Ovviamente, subito lo scambiai per il mio “papà”. Poi, non appena vidi la sua macchina, capii: era lo chauffeur personale della mia famiglia!
Ora, io ero partita da Milano con la triste consapevolezza di dovermi adattare al terzo mondo, quale pensavo fosse il Messico, invece mi ritrovai catapultata in una villa da ricconi in un quartiere privato di Zacatecas.
Non sto assolutamente dicendo che non ci sia povertà in Messico; anzi, una delle cose che mi ha colpito di più è stata, purtroppo, vedere questo immenso divario tra ricchezza sfrenata e povertà più assoluta […](In generale, comunque, tutti i messicani sono di un altruismo e allegria smisurate. Tenete conto che mi casa es tu casa – la mia casa è la tua casa- è una delle frasi che più sentirete e io in un mese ho acquisito un totale di ben sette case in Messico!)
Il giorno seguente iniziò l’ultima, e probabilmente migliore, parte del mio viaggio. Chiapas è qualcosa di indescrivibile a parole: la natura, la tradizione, la cultura e i colori che la animano fanno di questo luogo un angolo di paradiso terrestre. Qui, oltre a creare amicizie imperiture, visitai alcuni dei posti più incredibili della terra, feci il bagno nelle cascate, visitai rovine Maya, passai un pomeriggio a cucinare empanadas che poi distribuimmo noi stessi ai bisognosi di un ospedale, provai gli abiti matrimoniali tradizionali di una tribù pre –ispanica e ancora e ancora mille esperienze che vi invito a provare e che vi assicuro non dimenticherete mai.
Anche se può sembrare esagerato, questo viaggio mi ha davvero cambiata per sempre. Ora vedo le cose con occhi nuovi e una mentalità più aperta, consapevole dell’immensità del mondo e degli innumerevoli paesi che ancora ho ancora da scoprire! Questa esperienza ha visto nascere una nuova viaggiatrice!
(Elisabetta R., sede di Melzo)
GERMANIA
Premetto che sono un ragazzo fortemente appassionato alla matematica e alla fisica, la cui idea di divertimento corrisponde a passare tutta la giornata a cercare di dimostrare la formula Baker-Campbell-Hausdorff sugli esponenziali di operatori lineari non commutativi.
Tuttavia, alla proposta di passare tre settimane in Germania, ho accettato di buon grado. Si trattava, dopo tutto, di un’occasione unica di visitare un altro paese, in modo quasi gratuito, e soprattutto sotto la guida di persone del luogo che avrebbero saputo mostrare ciò che vi era di meglio. Avrei avuto la possibilità di vedere cose interessanti.
[…]Purtroppo non mi è possibile trascrivere tutte le innumerevoli vicende di quei giorni; tenterò di raccontare quanto basta per trasmetterne l’atmosfera. Ogni singola giornata era diversa dalle altre, ed era altrettanto piena di progetti e di scoperte. […]ogni giorno, continuavo a conoscere un po’ meglio la mia famiglia ospitante. Entrambi erano medici nell’ospedale della loro cittadina, situato su una collina immersa nel verde. Con Norbert, la sera, giocavamo a scacchi e ad altri giochi che proponeva […]Venne così il momento di separarci dalla nostra famiglia ospitante, e di andare nel campo.
Il campo si teneva al Bonifatiuskloster Hünfeld. Per due settimane questa è stata la nostra casa, e gli altri ragazzi e ragazze sono stati la nostra famiglia. In breve tempo, ci si abitua ai piccoli gesti, alle battute, al ritmo dell’esperienza senza accorgersi che si stava consumando giorno dopo giorno.
[…]Un giorno siamo stati al Wortreich di Bad Hersfeld: si tratta di un museo sulla comunicazione in tutti i suoi aspetti: come fonte di equivoci, come musica, come poesia d’Amore, come applicazione delle meraviglie elettroniche dell’ultimo secolo. Qui abbiamo svolto un workshop e, divisi in gruppi, abbiamo prodotto alcuni filmati che abbiamo poi montato insieme come se si trattasse di un notiziario […]La permanenza ad Hannover era già segnata dalla consapevolezza che, pochi giorni dopo, sarebbe stato tutto finito. È stata organizzata una specie di discoteca all’aperto, dove si poteva ballare al ritmo di quelle musiche che ormai si sentono dovunque. Presto, troppo presto, era già ora di tornare a casa […]Ora, non so se questo breve resoconto ha reso qualcosa di quello che sono state quelle tre settimane. Bisognerebbe aggiungerci le ore passate a fare matematica per conto mio, senza le quali non so se sarei sopravvissuto (o forse sto esagerando!). Ho avuto, o meglio, mi è stata confermata l’impressione che ormai i ragazzi siano uguali praticamente dappertutto… o forse lo sono sempre stati, non lo so. E che la Germania è ricca di questi villaggi caldi, accoglienti, allegri. Là dove quando i treni arrivano in ritardo (sì, ogni tanto capita!) è per soli cinque minuti.
In definitiva, mi sono divertito. Sarebbe stato divertente per me starmene a casa a fare matematica a tempo pieno? Certo, anche quello. Ma mentre la bellezza della matematica è qualcosa che capiscono in pochi, ed è comunque qualcosa che si può contemplare in qualunque posto e in qualunque momento; della bellezza di quanto ho visto in Germania – e che non so se avrei avuto mai un’altrettanto bella occasione di vedere – ne potranno avere esperienza anche coloro tra voi che leggono e pensano se partecipare a qualche campo Lions…
(Paolo T., sede di Melzo)
La mia avventura di tre settimane in Germania comincia il 25 luglio. La prima settimana l’avrei passata in una famiglia a Fulda, città nel centro della Germania nella regione di Hesse, mentre le altre due settimane in un campus con altri ragazzi a Hunfeld, a 15 minuti di macchina da Fulda. Inizialmente ero un po’ preoccupato perché non ero mai stato lontano da casa da solo per così tanto tempo, ma appena sono arrivato alla stazione di Fulda e i miei host-parents mi hanno accolto, ogni ansia è venuta meno […]La prima settimana in quella bellissima famiglia purtroppo è passata molto in fretta, ed è stato un vero dispiacere lasciarli. Ma altre due settimane fantastiche mi aspettavano. Dal 1 agosto iniziava il campus. Eravamo 21 ragazzi, 11 ragazze e 10 ragazzi, tra i 16 e i 19 anni, provenienti da tutte le parti del mondo: Spagna, Croazia, Israele, Georgia, Ungheria, Italia, Turchia, Tunisia, Finlandia, Danimarca, Cina, Canada e Germania. Ovviamente parlavamo solo inglese e questo mi ha aiutato molto a migliorarmi. Alternavamo giornate di sport( abbiamo giocato a golf, minigolf, provato la camminata nordica, l’arrampicata all’aperto e fatto un’escursione in mountain bike ) a giornate di visite guidate nelle cittadine vicine e nelle numerose industrie della zona. Abbiamo anche passato una giornata al parco divertimenti di Wasserkuppe e alcuni pomeriggi nella piscina comunale di Hunfeld, vicino all’albergo dove soggiornavamo […]Gli ultimi tre giorni gli abbiamo passati ad Hannover, dove c’era una riunione di tutti gli Youth Camp della Germania ed ogni gruppo doveva fare una presentazione sulle proprie giornate in campus. Eravamo più di 100 ragazzi! L’organizzazione di questi ultimi tre giorni purtroppo non è stata delle migliori e a parte il party della prima serata non sono rimasto troppo contento. È stato comunque bello visitare una grande città come Hannover e conoscere molti altri ragazzi e raccontarsi le proprie esperienze.
Rimango invece felicissimo del campus di Hunfeld e delle giornate passate a Fulda in famiglia. È stata davvero una vacanza indimenticabile e spero che molti altri ragazzi possano avere la fortuna di vivere le bellissime giornate che ho trascorso io.
(Emanuele B., sede di Melzo)
La mia esperienza Lions inizia il 26/07/2015 con un volo di nemmeno un’ora con destinazione Francoforte. Dopo aver appena ospitato per dieci giorni una ragazza finlandese, Veera, e aver quindi vissuto l’esperienza di host-family in prima persona, ero curioso di sapere come sarebbe stata la mia esperienza in una famiglia sconosciuta: i Grüner. Semi-sconosciuta in realtà, dato che già da un mese ero in costante contatto con il figlio, Niklas, un ragazzo della mia stessa età, fresco di Abitura, ovvero l’esame di maturità tedesco. Un ragazzo biondo e occhi azzurri con il quale sono bastate le due ore di viaggio dall’aeroporto a Bamberg, loro città di residenza, per rompere il ghiaccio e parlare come se ci conoscessimo da sempre. In aeroporto con lui c’era anche il mio host-brother, Abu, un ragazzo di 20 anni originario della Sierra Leone e nato in Olanda, a L’Aia, sua attuale città di residenza. In queste tre settimane Abu ha rivestito un po’ il ruolo di fratello maggiore nei miei confronti, in particolare allo youth camp dove ero uno dei più giovani. Di lui ho ammirato sin da subito la bontà d’animo, la spontaneità e il senso dell’umorismo, mi sono fatto tante risate in sua compagnia! […]La mia permanenza in famiglia è stata particolarmente intensa, otto giorni sempre in movimento,
sempre con un programma da mattina a sera. […]Il primo giorno ho visitato Bamberg, città medievale e patrimonio universale dell’Unesco, celebre anche per la sua intensa produzione di birre e in particolare per il birrificio Schlenkerla che produce la caratteristica Rauchbier, la birra affumicata. Un locale di origini medievali in cui ho pranzato e avuto la prova di come la birra sia davvero acqua per i tedeschi, tant’è che alla richiesta di un bicchiere di acqua naturale la cameriera mi ha squadrato strano e per poco non scoppiava a ridere. […]Al di là dell’aspetto prettamente turistico, di cui sono entusiasta, ciò che mi ha arricchito sono stati i dettagli quotidiani condivisi con i membri della famiglia […]Pia, Roland, Niklas e Alina mi hanno lasciato davvero tanto, così tanto che mi è stato difficile ringraziarli semplicemente a parole; per questo ho scritto loro una lettera e ho chiesto loro di leggerla dopo la mia partenza. In risposta ho ricevuto una e-mail un paio di giorni dopo il mio arrivo allo youth camp di cui vi riporto uno stralcio:
“I often remember the time you have been here in our family, it was really nice having met you and
I hope we will see each other again. Our house is open for you at any time. When I read the letter
you wrote for us I`m still moved to tears.”
“Still moved to tears” perchè mamma Grüner non si è risparmiata quanto a lacrime al momento dei saluti e, a dirla tutta, nemmeno io. Perchè è vero, otto giorni sono pochi, ma più che sufficienti per affezionarti a qualcuno, soprattutto se si parla di quattro persone come loro. Persone di larghe vedute, dal cuore grande. Persone che non mi hanno fatto mancare nulla e hanno fatto di tutto per rendermi felice con loro. Persone che hanno reso la mia esperienza in terra tedesca indimenticabile e che porterò sempre nel cuore. Grazie family Grüner, ci vediamo presto, le porte di casa mia saranno sempre aperte per voi.
(Zakaria B., sede di Melzo)
MONGOLIA
Il mio viaggio inizia il 3 luglio dall’aereoporto di Linate quando ho preso il primo dei tre voli che mi avrebbero portato fino a quella terra lontana che è la Mongolia. Con me c’è Lisa, un’altra ragazza italiana, insieme facciamo scalo a Francoforte, a Pechino e poi finalmente atterriamo a Ulan Bator, capitale mongola. Lì incontriamo la terza ragazza italiana, Alessia, e iniziamo un’indimenticabile avventura di quattro settimane […]). Il mese di luglio è anche il mese del Nadaam, la festa nazionale, durante la quale si svolgono gare di tiro con l’arco, corse a cavallo e tornei di wrestling. Un aspetto delle corse a cavallo che colpisce particolarmente è il fatto che i fantini sono bambini che non hanno più di dieci anni e che cavalcano senza sella questi bellissimi animali, galoppando per svariati chilometri senza nessuna paura. A metà della terza settimana riusciamo finalmente a partire per il camp. Come ci aspettavamo l’alloggio non è certo dei più lussosi: dormiamo in una gher, che in verità è molto carina, ma la vera prova sta nel bagno. L’acqua corrente non esiste e ci laviamo una volta nel fiume e una volta ci portano in città a fare la sauna, la prima sauna della mia vita, in Mongolia. A parte questa vita un po’ spartana, anche l’organizzazione non è delle migliori ma il posto meraviglioso ci permette di improvvisare camminate alla scoperta della natura circostante. […]Un’ultima gita ci aspetta dopo il camp: la visita alla città di Erdenet. Decidiamo di prendere il treno che impiega 12 ore per fare neanche 300 chilometri. Questo viaggio è stato una delle esperienze più belle e me lo porterò sempre nel cuore: sdraiata su una mensola che funge da letto, vedo il paesaggio che scorre fuori dal finestrino illuminato dalla luna e dalla quantità infinita di stelle, vedo passeggeri di ogni tipo che senza conoscersi organizzano veri e propri tornei di carte per passare il tempo, inutile dire che sono volate quelle ore […]Concludo dicendo che, pur essendo state seguite da due ragazze più che dai Lions locali, è stato sicuramente un viaggio indimenticabile, la Mongolia è una terra immensa e tutta da scoprire che molto probabilmente non avrei visitato e conosciuto se non me l’avessero proposta i Lions. Devo dire che ho anche imparato ad adattarmi e ad arrangiarmi, non avrei mai creduto di riuscire ad usare i bagni del camp prima di partire! Per i prossimi fortunati a cui capiterà questa meta, non lasciatevi intimorire e cogliete al volo questa occasione unica perchè ne vale davvero la pena, soprattutto se siete amanti della natura, dell’avventura e delle proteine!
(Eleonora G., sede di Melzo)
UNGHERIA
Il 5 luglio, dall’aeroporto di Orio al Serio di Bergamo, sono partito alla volta di Budapest, dove ad attendermi c’erano Anna e Jack. Anna è stata la mia host-sister e, in un certo senso, anche la mia host-mother di quasi 20 anni: la mia prima settimana ungherese, infatti, l’ho passata in una famiglia un po’ atipica dato che era composta da quattro studenti universitari (Lily, Nóra,Milán e Anna, appunto) e il loro criceto, Richie. Jack, arrivato a Budapest un giorno prima, è invece un ragazzo di 22 anni proveniente da Hong ed era ospitato da Lily. Nonostante Anna e Lily a giorni alternati dovessero lavorare e non avessero l’automobile, io e Jack, che ormai considero un mio fratello acquisito, abbiamo avuto modo di visitare la città in lungo e in largo. Personalmente su Budapest avevo sentito opinioni alquanto contrastanti: alcuni mi avevano parlato di una città poco sicura e non attrezzata, altri invece mi avevano detto che meritava la nomea di “Venezia dell’Est”. Ora, io non sono mai stato a Venezia, ma Budapest è davvero incantevole: è riuscita a trasmettermi qualcosa che mi è persino difficile da descrivere a parole e che altre città, in molto più tempo, non sono state in grado di darmi. […]Quella del Camp è stata semplicemente l’esperienza più bella della mia vita: svegliarsi tutte le mattine a suon di musica e ritrovarsi circondato da altri 26 ragazzi provenienti da 18 paesi diversi è a dir poco straordinario. Le attività erano incentrate su “Culture, Nature and Fun” e mi hanno permesso di conoscere un’altra faccia dell’Ungheria che, seppur completamente diversa dalla realtà cittadina di Budapest, mi ha stregato con le sue tradizioni, i suoi castelli, le sue foreste e molto altro.
[…]In conclusione, ringrazio di cuore i Lions, la mia scuola e le professoresse per l’opportunità che mi è stata concessa; ovviamente un ringraziamento speciale va anche alla mia host-family, allo staff del Camp e a tutti i compagni di viaggio che hanno reso indimenticabile questa esperienza e che hanno contribuito a farmi innamorare dell’Ungheria: è grazie a loro che conservo nel cassetto i fiorini ungheresi che mi sono avanzati con la speranza di poterli spendere il più presto possibile. Vizslát Magyarország!
(Amir K., sede di Melzo)
REPUBBLICA CECA
Come iniziare a parlare di questa fantastica esperienza? Prima di tutto devo ammettere che all’inizio non ero così convinta che questa potesse essere un’occasione adatta a me e alla mia personalità un po’ riservata ma poi, anche grazie ad alcune amiche, ho deciso di accettare la proposta dei Lions di andare per una settimana in famiglia in Slovacchia e per altre due in un camp in Repubblica Ceca.
Ma quest’esperienza è iniziata prima ancora della mia partenza. Infatti ho avuto l’opportunità di ospitare per una settimana una ragazza indiana di nome Nikita. Purtroppo è arrivata in un periodo un po’ sfortunato, ovvero esattamente la settimana prima della mia partenza, ma, nonostante alcuni preparativi ancora in corso, ho fatto del mio meglio per farla sentire a casa.
Venendo da un Paese così lontano ed essendo il suo primo viaggio con i Lions, tutto le sembrava nuovo e diverso da come è in India, persino gli edifici che a noi possono sembrare insignificanti. Per non parlare del fuso orario che l’ha scombussolata per un po’ di tempo […]quando sono arrivata a Pilsen, dove sono rimasta per quasi due settimane, il mio umore è cambiato. Mi sono ritrovata circondata da più di venti ragazzi ( oltre ai camp leaders) provenienti da tutto il mondo, dall’India alla Danimarca, dal Messico ad Hong Kong, da Israele agli Stati Uniti. Non ho fatto nemmeno in tempo a preoccuparmi del fatto di dover imparare i loro nomi che avevo già fatto amicizia con quasi tutti. Lo so, può sembrare esagerato, diverse lingue, diverse culture, diverse età, ma davvero si fa in fretta a conoscersi; basta uno scambio di battute e tutti scherzano con tutti.
L’atmosfera che si è creata fin da subito era fantastica. Tutti si sentivano a proprio agio e raccontavano le proprie storie.
Abbiamo avuto la possibilità, grazie alle presentazioni preparate ed esposte dai vari Stati, di conoscere luoghi, culture e cibi diversi. Molti infatti durante le presentazioni hanno portato dei cibi tipici da far assaggiare e io e le altre 4 ragazze italiane del camp abbiamo preparato la pasta per tutti ( inventando nuovi modi alternativi per scolarla non avendo lo scolapasta). […]La Repubblica Ceca non era una delle mete che avevo indicato tra quelle in cui mi sarebbe piaciuto andare ma, ora come ora, non la cambierei con nessun’altra perché, posso affermare per esperienza personale, non è importante solo lo Stato che si va a visitare, ma lo sono soprattutto le persone che si incontrano e con cui si trascorrono le giornate come se fossero una nuova famiglia, anche perché, così come ha detto un’altra ragazza italiana del camp: “ ogni giorno trascorso con queste persone vale quanto un mese perché condividiamo con loro esattamente ogni momento della giornata.”
Quindi non rifiutate un viaggio che vi viene proposto solo perché non è il luogo in cui avreste desiderato andare, perché non potete sapere quali fantastiche persone potreste incontrare. Non lasciatevi fermare nemmeno dalla vostra conoscenza dell’inglese perché anche dei ragazzi che là non lo sapevano parlare molto bene, riuscivano a comunicare. Noi siamo ancora tutti in contatto e ci siamo affezionati così tanto gli uni agli altri che stiamo cercando di organizzare una reunion quest’estate. Spero davvero che questo sia possibile.
(Michela C., sede di Melzo)
SERBIA
All’inizio di Luglio ho avuto modo di visitare la Serbia per due settimane, che ho passato ospite di due diverse famiglie. A dire la verità non ero sicuro di cosa aspettarmi: avevo letto le relazioni, tutte estremamente positive, degli altri ragazzi che sono stati ospitati a Novi Sad, ma allo stesso tempo non conoscevo poi molto della mia destinazione ed era in ogni caso il mio primo viaggio da solo e per di più infamiglia. Tutti i miei timori si sono rivelati infondati non appena sono arrivato all’aeroporto Nikola Tesla di Belgrado e sono stato accolto calorosamente da Aleksandar, il mio host brother, e da suo padre
[…]Cosa più importante però, ho avuto modo di conoscere (quasi) tutti gli altri ragazzi con cui ho vissuto questa bellissima esperienza. Il gruppo dei Leo locale non sarà numerosissimo, ma è senza dubbio molto unito. Abbiamo infatti trascorso tutte le sere di entrambe le settimane assieme, visitando ad esempio dei Kafana, dei locali tradizionali tipici in cui vi è spesso musica dal vivo, o semplicemente passeggiando sul kej, la via sul Danubio (sempre affollatissima). Una sera siamo andati a vedere un film (che tra l’altro non è piaciuto a nessuno del nostro gruppo) partecipante all’International Film Festival che si tiene annualmente a Novi Sad proprio in quel periodo. […]La fine della prima settimana è arrivata prima che me ne accorgessi: il giorno dopo aver accompagnato Aleksandar all’aeroporto di Belgrado e averlo salutato prima della sua partenza per la Svizzera, sono andato dalla seconda famiglia. […]Sono state due settimane molto belle, in cui sopratutto ho conosciuto molte persone con cui ho legato davvero molto. Ne approfitto per ringraziare i Lions per avermi dato la possibilità di vivere questa esperienza.
(Michele R., sede di Melzo)